In località Macchia di Rossano, è stato rinvenuto un complesso sacrale monumentale del IV sec. a.C. dedicato alla Dea Mefitis, si trova all’incrocio di numerosi tratturi ed in prossimità di una sorgente, attiva ancora oggi. Il santuario di Rossano è il santuario confederale di tutte le genti lucane.
La sua costruzione risale al IV secolo a.C., ma la frequentazione del sito come luogo di culto ha inizio intorno alla metà del secolo. Si ha accesso dal lato nord-occidentale mediante una gradinata, affiancata da due fontane a testa di leone.
Notevole il sistema di canalizzazione delle acque: due canalette a semicerchio convogliavano l’acqua verso l’angolo orientale, evitando a gomito l’altare ed immettendosi nella cloaca.
Nel momento in cui la città di Serra di Vaglio dismette la sua funzione politico-militare ad opera dei Romani, nel santuario viene attestata la presenza di un senato locale, di questori e censori.
Intorno al sagrato si aprono tre portici monumentali ed ambienti funzionali al culto. E’ ancora ben visibile l’altare ed i resti del basamento della statua, mai ritrovata, della dea Mefitis.
Inizialmente, divinità titolare del culto era la dea Mefitis, dea lucana protettrice del soffio vitale dell’acqua, dei campi, degli armenti e della fecondità; il suo nome significa colei che sta nel mezzo e che svolge una funzione di passaggio tra cielo e terra, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Tra gli ex-voto rinvenuti, una grande lamina in bronzo sbalzato raffigurante un’anfitrite che cavalca un delfino, statue in bronzo e marmo, gioielli in oro e argento, statuine in terracotta di animali, oltre a parti anatomiche, risanate per effetto delle acque salutari.
Nel santuario della dea Mefitis, sono state ritrovate oltre 50 epigrafi, con una commistione tra alfabeto greco, lingua osca e latino.
Oltre 1000 monete, sottolineano l’importanza e la centralità raggiunte dal santuario fino al momento del suo abbandono, avvenuto subito dopo la metà del I secolo d.C.